Visita ortottica, cos’è e quando prenotarla?

In cosa consiste una visita ortottica e ogni quanto ci si deve sottoporre? Di seguito, cerchiamo di spiegare cos’è una visita ortottica e soprattutto perché è così importante nell’età evolutiva per poter intervenire in modo efficace sullo sviluppo neurosensoriale del sistema visivo.

Differenza tra visita oculistica e ortottica

Quando si decide di fare un esame alla vista, siamo soliti porci una serie di domande per capire come orientarci.

La prima cosa da sapere quando si avverte la necessità di approfondire alcuni aspetti legati alla vista (un calo improvviso, dolore o fastidio a livello oculare) è che esistono all'interno dell'oculistica diverse branche e specializzazioni. A livello generale, si può dire che il medico oculista (o l'oftalmologo) si occupa di valutare la capacità visiva del paziente e di verificare la presenza di eventuali patologie oculari e fattori di rischio, andando a valutare le strutture a carico del segmento anteriore e posteriore dell'occhio.

Effettuato questo primo screening generale, l'oculista potrebbe consigliare in alcuni casi, visite più specifiche e dettagliate. Una di queste è sicuramente una valutazione ortottica che, come dice la parola stessa, avviene a cura dell'ortottista, un professionista sanitario specializzato nel prevenire, valutare e riabilitare deficit muscolari e sensoriali che colpiscono l'apparato visivo.

Cosa fa l’ortottista?

L’ortottista esegue test mirati importanti finalizzati a prevenire eventuali deficit a livello muscolare, aspetti che non dovrebbero essere sottovalutati e che per loro natura dovrebbero essere verificati sin dalla tenera età (intorno ai 3-4 anni) e successivamente verso i 6. La valutazione ortottica è fondamentale durante l’età evolutiva del bambino poiché il sistema neurosensoriale si sviluppa dalla nascita fino ai primi 7-8 anni di vita, periodo durante il quale si parla di “plasticità neuronale” del bambino.

Tale visita è consigliata anche per gli adulti qualora dovessero comparire disturbi legati alla messa a fuoco, fastidi oculari, episodi di visione doppia.

Difetti e patologie

Vediamo più nel dettaglio quali sono i difetti e le anomalie a carico dell’apparato neuromuscolare dell’occhio che possono essere diagnosticate attraverso controlli ortottici:

  • Strabismo: condizione di disallineamento degli assi visivi; esistono strabismi di tipo convergente, divergente o verticale. In tale condizione le immagini percepite dai due occhi non riescono a fondersi a livello cerebrale ma cadono su punti retinici diversi. Lo strabismo può essere intermittente o sempre manifesto e può essere congenito o comparire in età adulta.
    Nell'adulto il disallineamento degli assi visivi causa diplopia, cioè condizione di visione doppia. Nel bambino invece tale disturbo non si presenta perché, grazie alla plasticità neuronale, il cervello riesce ad eludere l'immagine dell'occhio deviato. In questo modo il bambino non lamenterà il fastidio legato alla diplopia ma svilupperà una condizione di ambliopia (il cosiddetto "occhio pigro"): il sistema sensoriale dell'occhio deviato infatti non riuscirà a svilupparsi come l'occhio fissante e sono in tal caso necessarie le terapie ortottiche antiambliopiche mirate allo sviluppo di quell'occhio.
  • Difetti refrattivi (miopia, astigmatismo, ipermetropia): possono essere causati da fattori anatomici (lunghezza assiale, irregolarità corneali, ecc.). In tal caso la correzione prevede l'uso di un occhiale.
  • Alterazioni o disturbi del campo visivo: l'ortottista esegue esami mirati (OCT, campo visivo) tramite indicazione del medico oculista per patologie che possono interessare la retina. La più frequente di queste patologie è il glaucoma: il paziente che ne è affetto presenta alterazioni della periferia del campo visivo e nei casi più evoluti si assiste anche ad un interessamento della zona centrale.
  • Ipovisione: condizione di ridotta acuità visiva (sia in termini qualitativi che quantitativi) e/o del campo visivo che impedisce il normale svolgimento delle attività quotidiane e incide sull'autonomia dell'individuo. L'ortottista può intervenire in termini riabilitativi per lo sviluppo delle potenzialità visive residue.
  • Astenopia: condizione di affaticamento visivo dovuto ad un sovraccarico lavorativo dell'apparato muscolare dei nostri occhi. I sintomi astenopeici (lacrimazione, cefalea, fotofobia, visione ofuscata) colpiscono soprattutto i videoterminalisti oppure pazienti con difetti visivi mal corretti.
  • Paralisi oculari parziali o complete: colpiscono i muscoli oculomotori impedendo i movimenti del bulbo oculare.
  • Deficit di convergenza: si presenta in assenza di collaborazione tra i due occhi per cui uno dei due presenta una tendenza a deviare verso l'esterno durante le attività svolte per vicino. La riabilitazione ortottica mira ad un rinforzamento dei muscoli oculari interessati per favorire il movimento in convergenza.

Come si svolge una visita ortottica?

La visita ortottica dura generalmente da 30 a 45 minuti e consiste principalmente in una serie di test mirati per la misurazione di parametri che riguardano sia l'acuità visiva (ovvero la capacità di distinguere gli oggetti e vederli in modo corretto) che la motilità degli occhi (movimenti oculari) e di tutti i muscoli che sono coinvolti in questo delicato processo. Inoltre, verranno considerati anche i fattori legati alla visione binoculare come la stereopsi (la capacità di percepire la profondità), la fusione, l'accomodazione e la convergenza.

Quando fare una visita ortottica?

La visita ortottica quindi si rivolge in primis ai bambini per prevenire e diagnosticare tempestivamente eventuali problematiche legate allo sviluppo di una corretta visione binoculare. L’ortottista lavora sempre in stretta collaborazione con il medico oculista cui invece spetta il compito di indicare una corretta terapia ottica, farmacologica o chirurgica. Nell’adulto la valutazione ortottica è consigliabile invece in caso di cefalea, visione doppia, affaticamento nelle attività per vicino, sensibilità alla luce e disturbi legati all’uso prolungato di computer o alla lettura.


Articolo supervisionato dal Dott. Fabio Buoso, Medico Chirurgo Oculista di CTE

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