Il daltonismo è un difetto visivo che reca al paziente una percezione alterata dei colori. Tale anomalia prende il nome dal chimico britannico John Dalton (1766 – 1844) che, accortosi di soffrirne, fu il primo a descriverla in una ricerca nel 1794.
Il daltonismo comporta un malfunzionamento delle cellule sensoriali della retina, causando l’incapacità parziale o totale di riconoscere certe tonalità di colore.
Nella maggior parte dei casi, questo difetto ha origine genetica, ma può presentarsi anche in maniera acquisita con il tempo a causa di diversi fattori:
Solitamente, un bambino a 6 mesi incomincia a vedere meglio i colori, a 2 anni riesce ad abbinarli tra loro e verso i 3 anni è in grado di padroneggiarli. Tuttavia, per avere un quadro più definito in grado di appurare se i bambini sono portatori di daltonismo, è preferibile attendere l’età scolare quando l’evoluzione della vista è completa e si può verificare se la presenza o meno del disturbo sia confermata anche dagli insegnanti. Se i disegni scolastici del piccolo sono colorati in maniera anomala, è facilmente intuibile che c’è qualcosa da controllare. Inoltre, i giovani daltonici non memorizzano i colori bensì li scambiano tra loro e non sanno indicare la tinta richiesta.
Spesso, però, può capitare che il daltonismo passi inosservato nella quotidianità per poi venire scoperto durante una comune visita medica.
Tale difetto visivo può essere totale o parziale:
Studi recenti confermano che la forma di daltonismo più comune è quella parziale che interessa il rosso-verde mentre il daltonismo completo è molto raro e colpisce solo lo 0,00003% della popolazione mondiale.
I test per il daltonismo consentono di valutare la presenza di alterazioni visive riguardanti la percezione dei colori.
Vi sono diversi tipi di test, tutti concentrati sull’interazione con elementi colorati:
Tutti questi test si sono dimostrati utili nell’identificazione di pazienti affetti da daltonismo, ma solo attraverso una visita medico-oculistica personalizzata e approfondita si può constatare l’esistenza del problema e stabilire la corretta diagnosi da seguire.
Chi soffre di daltonismo non riesce a distingue distintamente i colori e non coglie le tonalità che, invece, sono percepite dalle persone normo-vedenti. In pratica, i colori appaiono con un certo grado di alterazione dovuto al malfunzionamento dei coni (le strutture fotosensibili della retina sensibili alla luce rossa, verde e blu). Quando uno o più di questi coni o fotorecettori sono difettosi, la visione e la discriminazione dei colori è alterata.
Esistono diversi tipi di daltonismo, ognuno dei quali in rapporto ad una delle numerose sfumature esistenti. Di seguito le principali tipologie:
In pratica, il malfunzionamento o la mancanza di coni comportano una carenza visiva che impedisce di vedere bene i colori. Quando i coni sono solo alterati, l’individuo può scorgere i colori in uno spettro limitato, ma non le sfumature. Quindi se manca un cono (discromatopsia), situazione più diffusa, la distinzione tra verde e rosso, giallo e blu risulta più difficile. In assenza di tutti i coni (acromatopsia), evento eccezionale, il daltonico non potrà distinguere alcun colore e la sua visione si limiterà al grigio.
È inoltre interessante sapere che ad essere più colpiti sono gli uomini con un valore pari all’8% (1 su 12), mentre per le donne, si aggira sullo 0,5% (1 su 200). Tale differenza ha una spiegazione molte semplice: la protanopia e la deuteranopia sono causate da geni posti sul cromosoma X (che nelle donne si trova in duplice copia). Ciò significa che affinché una donna manifesti questo disturbo visivo entrambi i cromosomi X dovranno avere gli alleli (geni) dominanti per il daltonismo, mentre nell’uomo basta che siano presenti sull’unico cromosoma X.
In ogni caso, come vedremo più avanti, il disturbo non è progressivo e non degenera e l’interessato può condurre una vita normale con qualche limitazione.
In linea di massima, è improprio parlare di “come vede un daltonico” poiché gli stessi daltonici percepiscono i colori in modo diverso tra loro. Il 99% di tutte le persone cosiddette daltoniche vede il colore, ma non distingue le tonalità in maniera normale. Per questo motivo, alcuni ritengono che il termine “Deficit della visione dei colori” (CVD-Color Vision Deficiency) sia più appropriato in questo caso.
Sono numerose le difficoltà che una persona affetta da daltonismo può riscontrare nella vita di tutti i giorni: vestirsi, fare la spesa, lavorare con grafici e tabelle, praticare sport e anche guidare, sono azioni che possono creare qualche problema.
Ancora oggi, i daltonici sono esclusi da alcuni ambiti lavorativi. Non possono far parte dell’esercito, né lavorare in pronto soccorso, né pilotare aerei o guidare treni e nemmeno diventare elettricisti. Molti di loro non sanno nemmeno di essere daltonici dato che il mondo gli appare in quel modo dalla nascita.
Di solito, sono le maestre, nei primi anni di scuola, ad accorgersi del difetto. Chiedono al bambino di colorare con il marrone il tronco di un albero e si accorgono che il bimbo lo colora di verde.
Inoltre, molte celebrità sono affette da questo difetto visivo e non hanno mai avuto problemi ad ammetterlo: Mark Zuckerberg, il celebre fondatore di Facebook ha scelto il blu come colore dominante per l’interfaccia grafica del popolare social network poiché non riesce a distinguere bene il rosso e il verde; l’ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton; il conduttore Amadeus; Keanu Reeves; persino il celebre attore Paul Newman non ha potuto inseguire il suo sogno di fare il pilota, essendo daltonico.
Non esistono rimedi definitivi per curare il daltonismo quindi bisogna cercare di conviverci nella vita di tutti i giorni anche quando si svolgono attività normali come cucinare, vestirsi o distinguere correttamente i colori dei semafori. Tuttavia, è possibile si può ricorrere ad alcuni espedienti che semplificano il problema:
Esiste anche un trattamento di natura informatica che si basa sull’utilizzo di un software adatto a chi soffre di daltonismo: spostando il cursore sopra un elemento colorato, il software indicherà il nome del colore.
Speranze per la cura definitiva del daltonismo arrivano dalla terapia genica. All’Università della Pennsylvania, i ricercatori hanno trattato cuccioli di cane daltonici iniettando nell’umor vitreo (il liquido all’interno dell’occhio) un preparato con un gene sano e con questo trattamento i cagnolini, sono guariti dalla malattia. Un ottimo inizio nonostante, per il momento, tale operazione non sia stata testata sugli esseri umani.
È importante ricordare che il daltonismo non implica ripercussioni gravi sulla crescita o sull’apprendimento. Se il daltonismo non è associato ad altre patologie agli occhi, si possono eseguire esercizi per migliorare la percezione cromatica. Con l’allenamento, il paziente daltonico può sviluppare sensibilità ai colori, esercitando le terminazioni nervose della retina. Nonostante questi metodi si rivelino efficaci, molti daltonici evidenziano l’importanza che semplici supporti, tra cui un miglioramento della segnaletica stradale, possa avere sul rendere la loro vita il più normale possibile.
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